Ordine del giorno presentato contro la privatizzazione del Gruppo Poste Italiane

Privatizzazione ulteriori quote azionarie del Gruppo Poste Italiane - Mancuso presenta ordine del giorno per salvaguardare il controllo pubblico e l'occupazione.

A cura di Redazione
27 gennaio 2024 04:59
Ordine del giorno presentato contro la privatizzazione del Gruppo Poste Italiane
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Il vice presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Mancuso, ha presentato un ordine del giorno contro la privatizzazione di Poste Italiane, con il sostegno del gruppo consiliare “Lavoriamo per Palermo”. L’ordine del giorno sarà discusso in Consiglio comunale e ha come obiettivo principale contrastare la privatizzazione di ulteriori quote azionarie del Gruppo Poste Italiane.

Il testo dell’ordine del giorno constata che l’attuale assetto societario del Gruppo Poste Italiane prevede il 65% della proprietà in mano pubblica, con il 30% in possesso del Mef e le restanti quote in possesso di Cassa Depositi e Prestiti.

Si sottolinea quindi che la possibile vendita di ulteriori quote azionarie potrebbe determinare il passaggio della proprietà da mano pubblica a privata, con le relative conseguenze in termini di servizi pubblici essenziali e di presidio territoriale. In particolare, si evidenzia come la presenza capillare di uffici postali e la diffusione di servizi finanziari e assicurativi rappresentino un servizio essenziale per le fasce più deboli e marginali della popolazione siciliana, compresa quella di Palermo.

Inoltre, la privatizzazione di Poste Italiane avrebbe gravi conseguenze sull’occupazione e sull’economia regionale, visto che l’azienda è uno dei principali datori di lavoro in Sicilia, con circa 9.500 dipendenti. La riduzione degli organici potrebbe avere impatti significativi sull’occupazione e sull’economia della regione.

Il Consiglio Comunale di Palermo si impegna quindi a rappresentare, coinvolgendo il Presidente della Regione Siciliana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, la posizione contraria alla privatizzazione di Poste Italiane. Si cerca in questo modo di scongiurare una scelta dannosa per l’intera collettività siciliana.

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