Salvini: "Non dimetterò e non patteggerò, difendere i confini è un dovere"
Salvini difende la sua posizione sul caso Open Arms: "Non dimetto, ho fatto il mio dovere". Scopri tutti i dettagli del processo! ⚖️🌊
Open Arms, Salvini: “Non patteggio e non mi dimetto. Un milione di risarcimento? Non sono ad ‘Affari tuoi’”
Il vicepremier italiano Matteo Salvini si dichiara pronto a combattere in tribunale contro le accuse relative alla sua gestione del flusso migratorio durante il suo mandato come ministro dell’Interno. Oggi, a Palermo, è avvenuta una nuova udienza del processo Open Arms, durante la quale sono state ascoltate le parti civili.
Nella puntata del programma "Cinque minuti" condotto da Bruno Vespa su Rai Uno, Salvini ha difeso con forza la sua posizione. “Sei anni di carcere non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore”, ha affermato, sottolineando l’assurdità della pena richiesta dalla Procura. “Ho fatto il mio dovere”, ha detto, riferendosi alla sua gestione della crisi migratoria.
Durante il suo intervento, il vicepremier ha spiegato che, secondo lui, la sua condotta ha contribuito a “quasi azzerare gli sbarchi” e “dimezzare il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo” durante il suo mandato. “Non pretendo una medaglia, ma ritengo di avere mille difetti; eppure, chiedo solo di essere esonerato dall’essere trattato come un criminale per aver difeso i confini del mio paese.”
La polemica sul risarcimento richiesto e sulla possibilità di un patteggiamento ha subito attirato l’attenzione. Salvini ha risposto criticamente: “Non sono ad ‘Affari tuoi’ ad aprire i pacchi.” Il leader della Lega ha affermato di non vedere motivo per dimettersi o accordarsi, ribadendo l’importanza della legge e del dovere di proteggere le frontiere italiane. “Le navi francesi in Francia e quelle spagnole in Spagna hanno risolto i problemi migratori; perché non dovrei fare lo stesso in Italia?” ha argomentato, riconducendo il dibattito alla questione della sovranità nazionale.
Oggi, in aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, le parti civili hanno presentato la loro posizione. Gli avvocati dell’ONG Open Arms, rappresentata dall’avvocato Arturo Salerni, hanno argomentato che, alla luce delle condizioni di pericolo in cui i migranti si trovavano, “dopo l’ingresso nelle acque italiane andava dato POS (porto sicuro)”. Salerni ha inoltre evidenziato come la nave Open Arms, attiva dal 2015, abbia contribuito al salvataggio di decine di migliaia di vite nel Mediterraneo, sostenendo che l’ONG non ha ricevuto il supporto che le spettava da parte delle istituzioni governative.
Il processo Open Arms, che ha visto Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, continua a suscitare un acceso dibattito politico e sociale in Italia. Per Salvini, la sostanza della questione resta chiara: “Difendere i confini del proprio paese non è un reato ma un preciso dovere”. Con il procedimento giudiziario che prosegue, il futuro della sua carriera politica potrebbe dipendere dall’esito di questo processo emblematico.