Due volontari italiani muoiono in Ucraina | La verità sulla legge che li regola è sconvolgente!
Due volontari italiani perdono la vita in Ucraina. Scopri le implicazioni legali per i foreign fighters. 🇮🇹⚔️

Due volontari italiani muoiono in Ucraina: l’impatto legale e umano della guerra
ROMA – La guerra in Ucraina continua a mietere vittime, e stavolta il dolore colpisce anche l’Italia. Due cittadini italiani, Manuel Mameli e Antonio Omar Dridi, hanno perso la vita mentre combattevano come volontari a fianco delle forze di Kiev. Questi tragici eventi pongono l’attenzione non solo sui rischi del conflitto, ma anche sulla complessità giuridica che circonda l’arruolamento di foreign fighters.
Manuel Mameli, 24 anni, originario di Cagliari, è stato ucciso durante un’operazione nella difficile zona di Pokrovsk, un’area strategicamente fondamentale nel Donetsk. Fonti locali riportano che Mameli è stato colpito da un attacco drone, perdendo la vita insieme ad altre cinque persone. Il suo corpo è attualmente non recuperato e, per questo motivo, è formalmente considerato disperso. Secondo fonti vicine, la sua motivazione per unirsi al conflitto era fondata su ideali forti e convinti. Con questa morte, Mameli diventa il settimo italiano a morire in Ucraina dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022.
Antonio Omar Dridi, 33 anni, originario di Palermo e residente in Austria, è morto poche ore dopo la conferma della morte di Mameli. Dridi, cuoco di professione, aveva deciso di raggiungere il fronte ucraino nei mesi scorsi, ma già da marzo si erano perse le sue tracce. La sua famiglia aveva lanciato un appello sui social nel tentativo di ottenere notizie, e una chiamata da un commilitone aveva segnalato che il bunker in cui si trovava era stato colpito. La conferma della sua morte è giunta solo oggi, associata alle stesse circostanze di attacco di marzo.
Ma quali sono le implicazioni legali per i volontari italiani? L’arruolamento in forze armate straniere presenta una serie di complessità giuridiche. Secondo il Codice Penale italiano, è previsto il reato di reclutamento o armamento di cittadini da far partecipare a conflitti all’estero, ma questa norma non si applica ai cittadini italiani che decidono autonomamente di unirsi a forze armate straniere.
In questo contesto spicca la legge n. 210 del 12 maggio 1995, attraverso la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro il reclutamento di mercenari. Questa legge prevede pene da 2 a 7 anni per chi combatte in cambio di denaro in conflitti all’estero, ma non si applica a chi, come Mameli e Dridi, si arruola per motivi ideali senza percepire compensi.
La Farnesina ha ribadito che la partecipazione a conflitti all’estero comporta rischi legali e diplomatici. Ogni situazione viene valutata singolarmente dalle autorità competenti, e questo solleva interrogativi sul futuro dei volontari italiani coinvolti in conflitti in altre nazioni.
Queste tragiche notizie richiamano l’attenzione sull’alto costo umano della guerra e sul dilemma morale e giuridico legato all’impiego di volontari in conflitti internazionali. La realtà rimane complessa e carica di sfide, non solo per le famiglie coinvolte ma anche per l’intera società italiana, chiamata a riflettere su questi temi scottanti.