Quando l'arte sfida le convenzioni | La Galleria d'Arte Moderna e l'incredibile storia che pochi conoscono

Scopri la Galleria d'Arte Moderna di Palermo: l’arte che ha scosso i palermitani, tra scandali, innovazioni e curiosità sorprendenti.

A cura di Paolo Privitera
18 luglio 2025 18:00
Quando l'arte sfida le convenzioni | La Galleria d'Arte Moderna e l'incredibile storia che pochi conoscono - Foto: Kemonia/Wikipedia
Foto: Kemonia/Wikipedia
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Un Museo che nacque tra glamour e polemiche

La Galleria d’Arte Moderna "Empedocle Restivo" venne inaugurata il 24 maggio 1910 nel Ridotto del Teatro Politeama, simbolo della Belle Époque palermitana. Opera voluta da Empedocle Restivo, il museo fu concepito come “il museo della città moderna”, raccogliendo opere presentate all’Esposizione Nazionale del 1891‑92. Tuttavia, la scelta del Ridotto teatrale irritò molti intellettuali, convinti che un contenitore dell’arte moderna esigeva spazi più nobili e meno transitori, scatenando un acceso dibattito tra i palermitani sul valore culturale e la legittimità istituzionale di un luogo d’arte dentro un teatro.

Nel 2006, dopo quasi un secolo, la GAM traslocò nel complesso monumentale di Sant’Anna la Misericordia e nell’adiacente gotico-catalano Palazzo Bonet: l’operazione di riqualificazione fu curata da un gruppo di studiosi che ridefinì l'ordinamento modulando 19 sezioni tematiche su tre piani, rendendo la GAM un museo moderno al passo con i tempi. L'inaugurazione nel cuore della Kalsa segnò un punto di svolta nell’immagine culturale di Palermo, trasformando l’antico convento e palazzo in uno scrigno contemporaneo.

Un edificio che rappresenta secoli di storia

Il complesso museale è un’affascinante fusione tra l’ex convento francescano della chiesa di Sant’Anna e il quattrocentesco Palazzo Bonet, eretto da Gaspare Bonet verso il 1480. Palazzo Bonet, influenzato dallo stile gotico-catalano, fu poi esteso dai Francescani negli anni 1606–1648, perdendo parte delle sue forme originarie e diventando convento. La riconversione del 2006 rilevò ambienti originali quali chiostri, refettori e addirittura rifugi antiaerei risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, offrendo ai palermitani una finestra sulla stratificazione storica dell’edificio.

Questo mix di barocco, gotico e architettura religiosa rende la GAM un museo non solo di arte, ma di multistrati temporali, geografici e culturali, in misurata armonia: ogni corridoio racconta una storia architettonica unica, che fa da perfetto sfondo alle opere moderne esposte.

Curiosità

Le collezioni della GAM riuniscono oltre 214 lavori tra dipinti e sculture, ordinati in 14 sezioni tematiche che spaziano dall’Ottocento al primo Novecento. Tra queste, spiccano capolavori di Giuseppe Sciuti, i paesaggi “ladri di luce” di Francesco Lojacono, scorci mediterranei di Antonio Leto, visioni simboliste di De Maria Bergler, oltre ai grandi nomi italiani come Giovanni Boldini, Renato Guttuso, Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati e persino Giorgio de Chirico. La presenza di questi autori dimostra come Palermo, attraverso la GAM, sia diventata un nodo tra le correnti artistiche europee.

Ogni sezione racconta un aspetto specifico: la denuncia sociale del verismo, la rielaborazione della mitologia, gli echi dell’Art Nouveau in Sicilia. Ed è proprio l’accostamento tra questi autori e la comunità palermitana a creare uno scandalo culturale: l’arte moderna divenne, all’epoca, un elemento di rottura netta con le tradizioni, accettato solo a costo di grandi dibattiti pubblici e accese polemiche tra chi voleva solo arte “bella” e chi bramava innovazione e sperimentazione.

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