A Palermo c'è un arco che nessuno nota: era la sentinella normanna tra le mura della città
Nel cuore di Palermo, Porta Carini apre il mercato del Capo: storia normanna, profumi di spezie e curiosità che stupiscono i palermitani

Porta Carini, sentinella normanna tra le mura di Palermo
Era già citata nel 1310 ed è considerata una delle porte più antiche della città: da baluardo difensivo in pietra calcarea a elegante arco neoclassico, Porta Carini ha visto sovrani, assedi e rivolte. Spostata in avanti nel 1782 per motivi urbanistici, venne impreziosita da colonne doriche, balaustrate e vasi ornamentali; oggi custodisce l’ingresso al quartiere Capo, a pochi passi dal tribunale e dal Teatro Massimo. Il restauro del 2000 l’ha illuminata di notte, facendone il biglietto da visita di un mercato secolare.
Dal fosso alle bancarelle: come nacque il capo
Dietro l’arco si apre un reticolo di viuzze che profuma d’Oriente. Nel XVI secolo un fossato difensivo separava la città dal suburbio; col tempo divenne via di transito verso l’entroterra e, grazie ai contadini delle Madonie, si popolò di bancarelle. Oggi via Carini, via Beati Paoli e via Cappuccinelle formano un labirinto “suk” dove i colori dei peperoncini si mescolano al giallo dei cartocci di zafferano. Porta Carini è rimasta la porta d’acqua e di spezie: attraversarla significa tuffarsi nella Palermo popolare che resiste da quasi cinque secoli.
Le voci, i profumi e i rituali palermitani
All’alba le abbanniati – le grida teatrali dei venditori – rimbalzano sotto l’arco. Panelle bollenti, pesce azzurro guizzante, ceste di agrumi e mazzetti di origano compongono uno spettacolo sensoriale che attira turisti e, soprattutto, palermitani in cerca di genuinità. Dal balcone dell’arco si scorgono gli antichi torrioni del baluardo del 1552 e la navata di San Francesco di Paola; un colpo d’occhio unico che lega sacro e profano, aristocrazia e popolo, passato e presente. Dopo i bombardamenti del 1943, Porta Carini diventò un simbolo di rinascita cittadina, un monumento quotidiano attraversato da migliaia di passi ogni giorno.
Curiosità
Nel 1325 proprio qui il duca Carlo d’Angiò guidò violenti scontri contro le barricate palermitane: a ricordo dell’evento, sulle pietre interne si scorgono ancora lievi segni di lama. Sotto il mercato, la leggenda vuole che i misteriosi Beati Paoli avessero tribunali segreti collegati all’arco da passaggi sotterranei. E c’è di più: nel 1789 il vicino baluardo fu acquistato dalle monache della Concezione che lo trasformarono in belvedere privato per osservare tramonti e traffici del Capo – un balcone privilegiato sulla Palermo che cambia ma non rinuncia mai al suo spirito mercantile.