Un pezzo di Palermo che stupisce chiunque: il Museo Etnografico Siciliano G. Pitrè e la storia che nessuno conosce

Scopri il Museo Pitrè a Palermo: 4 000 reperti di cultura popolare, demopsicologia e curiosità che affascinano i palermitani.

A cura di Nino Romano
14 agosto 2025 12:00
Un pezzo di Palermo che stupisce chiunque: il Museo Etnografico Siciliano G. Pitrè e la storia che nessuno conosce - Foto: Robitabu/Wikipedia
Foto: Robitabu/Wikipedia
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Il viaggio nel folklore dei palermitani

Il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè, fondato nel 1909 e situato nelle ex-stalle della Palazzina Cinese, nel cuore del Parco della Favorita di Palermo, è il custode della cultura materiale e immateriale dell’isola: un vero tesoro per i palermitani e i visitatori curiosi.
Qui si possono ammirare oltre 4 000 oggetti – costumi, pupi, carretti, ceramiche, presepi, ex voto – che, insieme a strumenti musicali e oggetti quotidiani, raccontano usi, miti e credenze tra il XVII e il XX secolo. Fu proprio Giuseppe Pitrè, medico e studioso palermitano, a gettare le basi della “demopsicologia” con la sua vasta raccolta di storie popolari.

Dalle filatrici ai pupi: un tuffo nella tradizione

Nel percorso espositivo, diviso in circa 20 sale tematiche, si passa dai primi telai delle contadine alle elaborate costruzioni rurali, per arrivare ai costumi tradizionali contadini e arbëreshë.
La sezione dedicata all’Opera dei Pupi, tra le raccolte permanenti, offre reperti storici dei pupi palermitani – alti quasi un metro, con spade e armature, veri simboli della tradizione vivente.
Particolarmente affascinante la biblioteca annessa, con più di 30 000 volumi, manoscritti originali di Pitrè, e corrispondenze con studiosi europei dell’epoca.

Un museo vivo, tra restauri e narrazioni

Sebbene alcune sale siano in restauro, il museo resta un luogo vivo e dinamico per la città: nel 2014 ha inaugurato il nuovo allestimento nella sede principale, valorizzando percorsi interattivi e didattici.
Grazie al lavoro di Giuseppe Cocchiara, tra il 1935 e il 1965, l’esposizione fu organizzata con rigore scientifico, rimettendo ordine nella visione originale di Pitrè.
Oggi il museo colma un vuoto: qui la cultura popolare prende vita e parla ancora ai palermitani, raccontando identità, lavoro e devozione di intere generazioni.

Curiosità

La parola “demopsicologia”, coniata da Pitrè, non è attestata altrove: avrebbe così voluto battezzare lo studio del “popolo e delle sue anime”. Oggi il Museo Pitrè è l’unico luogo al mondo che conserva – e onora – questa definizione nata a Palermo.

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