Dove Palermo si specchia nel barocco e nella devozione popolare: la chiesa che unisce arte e memoria
La Chiesa di Santa Maria dell’Itria alla Kalsa è uno dei capolavori barocchi di Palermo, nata dal culto mariano portato dai monaci basiliani.
Una storia antica nel cuore della Kalsa
Nel quartiere della Kalsa, cuore arabo e poi nobiliare di Palermo, sorge la Chiesa di Santa Maria dell’Itria, una delle testimonianze più suggestive del barocco religioso siciliano. Il nome “Itria” deriva dal termine bizantino “Odigitria”, cioè “colei che indica la via”, titolo con cui si venerava la Madonna nell’Oriente cristiano. La devozione fu introdotta in Sicilia dai monaci basiliani, che diffusero questo culto già nel Medioevo, radicandolo profondamente nella spiritualità locale.
L’edificio attuale risale al XVII secolo e sorge in un’area già sacra, dove in epoca normanna esisteva un piccolo oratorio dedicato alla Vergine. L’aspetto architettonico riflette la piena maturità del barocco palermitano, con una facciata ricca ma armoniosa e un interno che sorprende per equilibrio e ricercatezza.
Tra arte e devozione
All’interno, la chiesa accoglie opere d’arte che raccontano secoli di fede e cultura. Gli stucchi che decorano le pareti, le statue e gli altari marmorei rimandano alla tradizione artistica del Seicento, mentre l’altare maggiore custodisce una pregevole immagine della Madonna Odigitria, icona di origine orientale che continua a richiamare fedeli e curiosi.
La Chiesa di Santa Maria dell’Itria rappresenta uno dei tanti esempi di come Palermo abbia saputo unire influenze bizantine, arabe, normanne e barocche in un linguaggio architettonico unico. È un luogo dove la religiosità popolare si fonde con l’arte, e dove ogni elemento decorativo diventa racconto.
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