Dove Palermo cambiò volto: la curiosa storia di un quartiere nato tra demolizioni, piazze e nuove ambizioni
Il Quartiere Matteotti di Palermo nacque nel Novecento come simbolo di modernità, cancellando parte del vecchio centro storico.
Quando la città decise di reinventarsi
Nel cuore di Palermo, là dove oggi si estendono vie ampie e palazzi in stile monumentale, un tempo sorgevano i quartieri popolari della città antica. Fu proprio lì che, tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, nacque il Quartiere Matteotti, una delle più grandi trasformazioni urbane della Palermo moderna. L’obiettivo era ambizioso: dare un volto nuovo alla capitale siciliana, allineandola all’idea di “città razionale” promossa dal regime fascista.
Per farlo, venne avviata una vasta opera di demolizione. Interi isolati vennero abbattuti tra piazza Pretoria, piazza Bologni e la zona dei Quattro Canti. Al loro posto sorsero edifici pubblici, gallerie porticate e nuovi assi viari, come via Roma, pensati per dare ordine e respiro a una città che fino ad allora si era sviluppata in modo disordinato e spontaneo. Palermo cambiò pelle, sacrificando una parte della sua anima antica per abbracciare la modernità.
Tra palazzi imponenti e tracce del passato
Il Quartiere Matteotti si distingue ancora oggi per il suo aspetto monumentale: grandi facciate in pietra, geometrie rigorose e decorazioni essenziali, tipiche dell’architettura razionalista. Tra gli edifici più noti spiccano il Palazzo delle Poste, il Palazzo delle Ferrovie e il Palazzo delle Finanze, opere che riflettono l’estetica e l’ambizione politica dell’epoca.
Ma basta camminare tra le strade di questo quartiere per percepire anche un senso di contrasto. Sotto la modernità imposta, resistono le tracce della Palermo barocca, fatta di chiese nascoste, cortili e antichi percorsi che un tempo legavano i quartieri del centro. È un equilibrio sottile tra ciò che è stato e ciò che si è voluto diventare.
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