La chiesa dimenticata che Palermo volle per riconoscenza e oggi resta un gioiello nascosto nel centro

La Chiesa di San Gioacchino a Palermo, nata da un voto cittadino, custodisce una storia di fede, arte e gratitudine collettiva.

24 dicembre 2025 12:00
La chiesa dimenticata che Palermo volle per riconoscenza e oggi resta un gioiello nascosto nel centro - Foto: Stendhal55/Wikipedia
Foto: Stendhal55/Wikipedia
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Un voto diventato pietra

Nel cuore di Palermo, in via Vittorio Emanuele, sorge la Chiesa di San Gioacchino, un edificio che in pochi notano ma che rappresenta una delle pagine più sincere della devozione popolare ottocentesca. La sua costruzione nacque per riconoscenza: i palermitani vollero dedicarla a San Gioacchino nel 1859, dopo che — secondo la tradizione — la città era stata risparmiata da una grave epidemia di colera. Non un monumento di potere, dunque, ma un atto di fede collettivo, un segno tangibile di riconoscenza e speranza.

Il progetto fu affidato all’architetto Francesco Paolo Palazzotto, che seppe unire la sobrietà neoclassica al gusto decorativo del tempo. Il risultato è una chiesa che, pur nelle dimensioni contenute, riesce a trasmettere solennità e armonia. La facciata, lineare e composta, si apre con un portale incorniciato da colonne corinzie, mentre un timpano triangolare ne completa la parte superiore.

Un interno intimo e raffinato

Entrando, si percepisce subito la calma di un luogo che ha visto passare più di un secolo di preghiere. La navata unica è arricchita da decorazioni sobrie e affreschi che raffigurano episodi della vita di San Gioacchino, opera di artisti locali dell’Ottocento. Sull’altare maggiore campeggia una statua del santo, modellata con cura e pietà.

Accanto a essa si trovano opere che raccontano la religiosità semplice ma profonda della Palermo del tempo: immagini sacre, ex voto, e piccoli dettagli che fanno di questa chiesa un frammento autentico del sentimento popolare. Non è un luogo che stupisce per sfarzo, ma per la sincerità che trasmette.

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