Ponte sullo Stretto: via agli espropri, centinaia di case a rischio sfratto forzato
Centinaia di famiglie tra Messina e Villa San Giovanni rischiano di perdere casa per il ponte sullo Stretto. Espropri, bonus e battaglie legali: ecco cosa sta per succedendo

Con l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, il ponte sullo Stretto di Messina entra nella sua fase più concreta. La dichiarazione di pubblica utilità ha sbloccato contratti e procedure, avviando il conto alla rovescia per gli espropri. La società Stretto di Messina, incaricata della gestione, prevede di iniziare proprio da questa fase delicata, che interessa centinaia di abitazioni tra Villa San Giovanni in Calabria e Torre Faro in Sicilia.
Le aree e i numeri degli espropri
Sul versante siciliano il progetto coinvolge 448 unità immobiliari, di cui 291 abitazioni, il 60% delle quali prime case. A queste si aggiungono negozi, ruderi e persino due cappelle del cimitero di Granatari, destinate all’abbattimento. A Villa San Giovanni le case interessate saranno circa 150. Oltre agli immobili, verranno espropriati o asserviti terreni per opere complementari come svincoli, collegamenti ferroviari e la nuova metropolitana di Messina.
Indennizzi, contestazioni e ricorsi
La spesa stimata per gli espropri è di 215 milioni di euro. Sono previsti incentivi per chi aderirà volontariamente, con un bonus del 15% sul valore per chi ha acquistato prima del 30 giugno 2023 e fino a 40mila euro di indennità di ricollocazione per chi vive nella propria abitazione principale. Ma le opposizioni non mancano: i comitati locali annunciano battaglie legali, mentre resta da approvare il progetto esecutivo. Intanto, chi abita nelle aree interessate vive da anni sotto vincoli che hanno bloccato lo sviluppo urbanistico e fortemente svalutato il valore delle case.