Un castello siciliano nascosto nella nebbia, la storia incredibile di una fortezza dimenticata a Geraci Siculo

Scopri la potenza e i misteri del Castello dei Ventimiglia a Geraci Siculo, antica roccaforte medievale cara anche ai palermitani.

A cura di Paolo Privitera
04 agosto 2025 21:00
Un castello siciliano nascosto nella nebbia, la storia incredibile di una fortezza dimenticata a Geraci Siculo - Foto: Davide Bonomo/Wikipedia
Foto: Davide Bonomo/Wikipedia
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Il baluardo perduto tra le Madonie

Sospeso tra le nuvole, sopra la vetta di Geraci Siculo, sorge il Castello dei Ventimiglia, un’imponente fortezza edificata su una roccia arenaria nel cuore del Parco delle Madonie. Le origini dell’edificio risalgono agli VIII–IX secolo in epoca bizantina, poi trasformato dai Normanni (1062–1064), che ne fecero un baluardo contro le incursioni e lo prepararono a resistere a lunghi assedi, grazie a muraglie spesse, cisterne sotterranee e prigioni. Nel 1258, i Ventimiglia divennero signori della contea, elevando Geraci a centro militare e amministrativo di primaria importanza. Per secoli, il castello ha rappresentato l’anima difensiva di un vasto dominio che oggi custodisce storia, paesaggio e identità, ammirati anche dai palermitani in cerca di radici autentiche e scenari drammaticamente suggestivi.

Architettura di montagna e strategia militare

La struttura difensiva, arroccata su un’altura, sfruttava sia la forma del terreno sia opere murarie integrate: ponti levatoi, fossati naturali e scalinate strettissime rendevano l’accesso praticamente impossibile ai nemici . Al suo interno marchiava la presenza militare con cucine, scuderie, sale d’armi e torri, mentre il sottosuolo celava cisterne di riserva e prigioni – un labirinto sotterraneo in cui l’architettura diventa strumento di sopravvivenza. Non è un castello principesco, ma una fortezza operativa, simbolo del potere guerriero e del controllo sul territorio. La vista da lassù spazia fino a Palermo, richiamando all’animo dei palermitani il legame con la dimensione delle montagne che dominano la città.

Assedi, cadute e memoria dei Ventimiglia

Nel 1269–70, il castello resistette all’assedio angioino guidato da Carlo d’Angiò; fu solo allora che Arrigo Ventimiglia fu spodestato. Ma la storia non finisce qui. Nel 1338, il maniero fu nuovamente espugnato dalle truppe reali, segnando la caduta di Francesco I Ventimiglia. La cronaca riporta che egli, in fuga, avrebbe compiuto un salto supremo nel dirupo – una leggenda evocata nel “Salto del Ventimiglia”, passerella panoramica inaugurata nel 2014, in omaggio al tragico episodio. Oggi i resti del castello, le feritoie, le mura e la cappella di Sant’Anna (del 1311, oggi ancora integra) sono visibili ai visitatori, documentando una storia di resilienza e caduta, specchio dei tempi duri affrontati anche dai palermitani nelle loro terre montane.

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