Un luogo che ha visto tre regni distruggersi: la Rocca di Palermo che racconta storie assurde

Scopri il Castello di Prizzi, crocevia di Bizantini, Arabbi e Normanni, testimone di epiche battaglie e storia medievale palermitana.

A cura di Paolo Privitera
30 luglio 2025 12:00
Un luogo che ha visto tre regni distruggersi: la Rocca di Palermo che racconta storie assurde - Foto: Jos Dielis/Wikipedia
Foto: Jos Dielis/Wikipedia
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Una rocca che domina le valli come un guardiano antico

Il Castello di Prizzi, noto anche come Castello della Margana, sorge su una rupe a circa 465 m s.l.m. sopra il borgo medievale, e offre una vista strategica sulle valli circostanti. Fondato, secondo fonti bizantine, intorno all’VIII secolo – quando l’aristocrazia sollevava sentinelle per controllare le incursioni – la rocca vide il succedersi di tre grandi regni: bizantino, arabo e normanno, simbolo di resistenze, conquiste e potere territoriale . Il nome “Prizzi” deriva dal greco "pyrizein", accendere fuochi: da qui l’uso del castello come torre faro, capace di inviare segnali con fumo o fuoco.

Dalle origini sicane all’epoca teutonica: strati di storia sotto l’argilla

Prima della costruzione medievale, il sito era già abitato dai Sicani, e alcuni studiosi ritrovano tracce dell’antica città di Hyppana, fondata dagli Hyppani. I superstiti di questa civiltà costruirono quello che oggi chiamiamo Prizzi. Nel XIV secolo, l’Ordine Teutonico – precettori locali –, ottenne il permesso da Re Manfredi di erigere una poderosa torre di difesa, marcata da uno stemma con croce e aquila, che segna la transizione da semplice avamposto a roccaforte. Fatta di pietra grezza e muri spessi oltre 1,7 m, la costruzione sopravvive tutt’oggi nel rudere del mastio, con la sua aula a sesto acuto che si protende verso il borgo.

Fortezza, convento e rifugio: il castello nel cuore delle guerre feudali

Nel corso del tempo, il Castello della Margana fu protagonista della politica feudale, passando dalle mani dei Bonello, ai Villaraut, ai Del Bosco, fino ai Bonanno. Divenne non solo presidio difensivo, ma anche rifugio religioso, come testimoniano i resti di una cappella dedicata alla SS. Trinità e di un’abitazione per monaci o cappellani . Nel 1390 l’aggiunta di mura e spazi residenziali lo trasformò in dimora signorile, mentre le cronache narrano di assedi, occupazioni e vendette tra famiglie nobili palermitane, tutte per il controllo di questa rocca strategica.

Dal sacro al saccheggio: il Castello abbandonato

Con l’abolizione della feudalità, dopo la metà del XV secolo, il castello perse il suo valore militare e fu abbandonato. Oggi rimane un rudere privato, ma che conserva intatta la sua aura: una torre mastio mezza intatta, tratti della cinta muraria e le feritoie ancora leggibili, testimonianza silente di un passato di guerre e conquiste.

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