Il rifugio dove Palermo intreccia fede, stucchi e un teatro d’arte nascosto agli sguardi comuni

L’Oratorio del Rosario di San Domenico a Palermo custodisce stucchi di Serpotta e capolavori barocchi di rara suggestione.

02 novembre 2025 18:00
Il rifugio dove Palermo intreccia fede, stucchi e un teatro d’arte nascosto agli sguardi comuni - Foto: Bjs/Wikipedia
Foto: Bjs/Wikipedia
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Una gemma barocca nel cuore antico

Nel dedalo di strade che circondano la Chiesa di San Domenico, cuore spirituale e civile di Palermo, sorge l’Oratorio del Rosario di San Domenico, un luogo che trasforma la devozione in pura arte. Fondato nel XVII secolo dalla Compagnia del Rosario, l’oratorio fu affidato al genio creativo di Giacomo Serpotta, lo stuccatore che ha reso immortale la stagione barocca della città.

La facciata, semplice e discreta, non lascia intuire l’intensità dello spazio interno: entrando si viene avvolti da un trionfo di stucchi, allegorie e figure angeliche che sembrano animarsi alla luce naturale. Ogni superficie è un racconto, ogni parete diventa scena di un teatro spirituale che unisce fede e spettacolo in un linguaggio unico nel suo genere.

L’arte come narrazione della fede

Il ciclo decorativo di Serpotta all’interno dell’oratorio è considerato uno dei vertici assoluti della sua produzione. Putti, allegorie e virtù scolpite nello stucco bianco danno vita a un racconto visivo della devozione mariana, che culmina con l’altare maggiore arricchito da preziose opere pittoriche. Tra queste spiccano tele di artisti come Antoon van Dyck, che contribuiscono a rendere l’oratorio un autentico scrigno d’arte europea.

Qui l’arte non è semplice ornamento: è catechesi visiva, capace di trasmettere messaggi di fede attraverso bellezza e armonia. L’Oratorio del Rosario di San Domenico diventa così uno dei simboli più potenti della fusione tra religione, cultura e creatività artistica nella Palermo barocca.

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