Il museo che pochi conoscono | Dentro il cuore segreto di Palazzo Mirto, gioiello di Palermo

Scopri Palazzo Mirto a Palermo: arredi intatti, salottino cinese, Murano monumentali e segreti dinastici. Un tesoro nascosto dell’aristocrazia palermitana.

A cura di Paolo Privitera
09 luglio 2025 12:00
Il museo che pochi conoscono | Dentro il cuore segreto di Palazzo Mirto, gioiello di Palermo - Foto: Benjamin Smith/Wikipedia
Foto: Benjamin Smith/Wikipedia
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Dalla dimora nobiliare al museo-scrigno dei palermitani

Costruito fra XVII e XVIII secolo, Palazzo Mirto fu per quattro secoli residenza dei Filangeri, una delle casate più potenti di Sicilia. Ancora oggi racconta, stanza dopo stanza, l’opulenza che rese Palermo una capitale culturale del Mediterraneo. Le sue facciate severe proteggono interni rimasti quasi immutati, un caso rarissimo in Italia.

Il salottino cinese: Oriente in pieno centro storico

Nel piano nobile spicca il celebre Salottino Cinese: pareti di lacca nera, sete dipinte con paesaggi orientali, pavimento in cuoio inciso. Questo micro-mondo esotico, realizzato nella seconda metà del Settecento, testimonia la moda della chinoiserie che conquistò l’élite europea. 

Murano, porcellane e musica: uno spettacolo permanente

Saloni, camere da gioco e sale da pranzo brillano sotto lampadari di vetro di Murano—uno dei quali è considerato fra i più grandi d’Europa—mentre porcellane di Meissen e strumenti musicali ottocenteschi completano l’allestimento originale. Visitare il palazzo significa calarsi, senza filtri, nella vita quotidiana di una famiglia aristocratica palermitana.

La terrazza rocaille e il ninfeo dimenticato

Un passaggio segreto conduce a una terrazza-giardino dominata da un ninfeo rocaille: conchiglie, stucchi e un trompe-l’œil che simula un giardino all’italiana, vera “camera all’aperto” per feste estive e ricevimenti diplomatici.

Il dono che cambiò il destino del palazzo

Nel 1982 l’ultima erede, Donna Maria Concetta Lanza Filangieri, donò l’intero complesso – arredi compresi – alla Regione Siciliana, con la clausola che nulla venisse spostato o venduto. Così nacque il Museo Regionale di Palazzo Mirto, oggi gestito dal Ministero della Cultura: un caso di conservazione integrale pressoché unico in Italia.

Curiosità – Il lampadario che racconta un “giallo” di vetro e potere

 Fra le migliaia di oggetti che popolano Palazzo Mirto, il protagonista assoluto è l’imponente lampadario di vetro soffiato che domina il Salone da Ballo. Con i suoi oltre tre metri di diametro, centinaia di bracci e gocce cristalline, pesa più di una tonnellata. Secondo gli inventari di casa Filangieri, venne ordinato nel 1763 alla fornace dei fratelli Seguso di Murano e trasportato via mare in casse numerate: ogni pezzo era avvolto in panni imbevuti d’olio di cedro per evitare urti e salsedine.

La contabilità di famiglia—custodita nell’archivio regionale—rivela però un dettaglio clamoroso: il prezzo finale fu il triplo di quello pattuito. La ragione? Vetro “ventiglia” rubato. Documenti veneziani dell’epoca citano un furto di baguette di cristallo purissimo destinate a un palazzo reale borbonico e “riapparse” proprio nel carico diretto a Palermo. Nonostante il sospetto di ricettazione, nessuno osò incriminare i Filangieri, vicinissimi alla corte di Napoli.

Ma il mistero non finisce lì. Nel 1837, durante i moti antiborbonici, il lampadario fu smontato in fretta e nascosto in casse di legno sotto il pavimento del salone per evitare requisizioni militari. Fu rimontato solo nel 1861, dopo lo sbarco dei Mille, quando la nobiltà locale volle dimostrare fedeltà al nuovo Regno d’Italia organizzando un gran ballo “unitario”. Da allora non ha più lasciato la sua sede: un gigantesco “testimone di vetro” che ha visto crollare monarchie, nascere repubbliche e, infine, trasformare un palazzo privato in patrimonio pubblico.

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