Palazzo Gangi è più di una semplice bellezza | La storia nascosta che ha segnato la nobiltà palermitana

Dai fasti rococò al ballo del Gattopardo fino al banchetto di Elisabetta II, Palazzo Gangi seduce i palermitani con segreti e scandali.

A cura di Paolo Privitera
08 luglio 2025 18:00
Palazzo Gangi è più di una semplice bellezza | La storia nascosta che ha segnato la nobiltà palermitana - Foto: Wolfgang Moroder/Wikipedia
Foto: Wolfgang Moroder/Wikipedia
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Il salone che ha riscritto il mito del cinema

Nessun edificio di Palermo è stato immortalato tanto quanto Palazzo Gangi: il suo Salone degli Specchi, illuminato da migliaia di candele, ospitò le cinque settimane di riprese del celebre valzer de Il Gattopardo, con 600 comparse sudate e una lavanderia improvvisata per i guanti «immacolati» pretesi da Visconti.

Origini rococò: un cantiere che sfidò i secoli

Il palazzo prende forma fra il 1749 e 1780 per volontà del principe Pietro Valguarnera, che chiamò maestranze locali e napoletane per creare un unicum del rococò italiano: doppia scalinata, stucchi dorati e affreschi “alla francese” che ancora oggi restano integri.

La galleria degli specchi: architettura da capogiro

Al centro del percorso brilla la doppia volta traforata progettata dall’architetto Andrea Gigante: quindici calotte lasciano filtrare luce e riflessi in un gioco vertiginoso, dominato da un lampadario di 102 bracci in vetro di Murano, terzo al mondo per grandezza.

Banchetti reali e orgoglio palermitano

Il 17 ottobre 1980 Elisabetta II pretese una deviazione dal protocollo solo per cenare a Palazzo Gangi, teatro del Gattopardo: un omaggio alle storie che la nonna le narrava su Palermo. Quel banchetto riportò il palazzo – allora semi-chiuso – al centro dell’attenzione internazionale. 

L’obiettivo che non smette di cliccare

Aperto al pubblico solo su prenotazione mirata, il palazzo è oggi tra le dieci residenze private più preziose del mondo e compare in decine di shooting su Flickr, Getty Images e riviste d’arredo, diventando la “casa più fotografata” del centro storico.

Curiosità: il matrimonio proibito che cambiò la sorte del palazzo

C’è un motivo se molti palermitani parlano di “fascino maledetto”. Tutto nasce nel 1743 quando l’erede del casato, Marianna Valguarnera, tredicenne e sordomuta, fu costretta a sposare il prozio Pietro, quarantenne: un’unione fra zio e nipote che la famiglia orchestrò per riunificare titoli e patrimoni dopo la morte del padre di lei. Secondo gli storici, la dote di Marianna – terreni, miniere di zolfo e rendite sui grani – valeva più del bilancio annuo di Palermo; Pietro la impiegò per finanziare gli ultimi lavori del palazzo: pavimenti maiolicati con gattopardi, il traforo della volta e gli arredi in seta gialla del futuro “Salone Giallo”.

La vicenda scosse l’aristocrazia isolana: cronache coeve (oggi negli archivi notarili del Senato Palermitano) parlano di «peccato contro natura» ma anche di un amore, con il marito che fece installare apposite passerelle interne per evitare che la giovane moglie, affetta da fragilità all’udito, incrociasse corridoi affollati. 

La storia ispirò la scrittrice Dacia Maraini nel romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa e ancora oggi le guide del palazzo mostrano la camera da letto con balcone schermato, realizzata per proteggere la principessa dai clamori della piazza.
Senza quel matrimonio discusso – e la fortuna che ne derivò – il cantiere di Palazzo Gangi si sarebbe probabilmente interrotto. Paradossalmente, dunque, uno scandalo familiare garantì a Palermo il suo gioiello rococò, divenuto poi set cinematografico e icona fotografica mondiale.

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