Un angolo di Palermo che spaventa e affascina | Le Catacombe dei Cappuccini e tutti i misteri che non conosci
Viaggio nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo: 8 000 mummie, antichi riti e segreti scientifici che svelano l’anima dei palermitani.

Le Catacombe dei Cappuccini non sono un semplice cimitero sotterraneo: sono un corridoio del tempo dove oltre 8 000 corpi vegliano silenziosi sulle viscere di Palermo. Un luogo nato nel 1599, quando i frati decisero di esporre il corpo di Fra Silvestro di Gubbio: la sua perfetta conservazione trasformò la cripta in status symbol per nobili, borghesi e perfino consoli stranieri. Oggi, un brivido di gelo accompagna ogni passo: qui la morte sembra più viva della vita.
L’ingresso nelle viscere dell’oltretomba
Appena varcata la soglia, l’aria cambia: un sentore di tufo umido e incenso stantio avvolge il visitatore, guidandolo tra lunghi corridoi a volta in cui i corpi, vestiti di abiti sette-ottocenteschi, sono disposti per sesso, mestiere o rango sociale. Le nicchie laterali, illuminate da lampade fioche, mostrano scheletri con le mani intrecciate, come se aspettassero ancora un saluto dei vivi.
I frati imbalsamatori: arte macabra e scienza ante litteram
Dall’alto delle passerelle lignee, i visitatori osservano le tecniche di essiccazione messe a punto dai frati: corpi posati su tubi di terracotta, lavaggi in aceto, successiva esposizione al sole e infine trattamento con soluzioni di nitrato e zolfo. Un laboratorio ante litteram che oggi affascina gli antropologi del Sicily Mummy Project, impegnati a decifrare l’arte della conservazione senza formaldeide moderna.
Volti eterni: i “palermitani di pezza”
Passeggiando nel Corridoio dei Professionisti si incontrano avvocati con toghe lise, medici con stetoscopi dell’Ottocento, figli dell’aristocrazia in impeccabili completi inglesi. I loro visi, talvolta irrigiditi in espressioni beffarde, ricordano che qui il denaro non comprava il paradiso, ma un’apparenza di immortalità. Perfino le scarpe restano lucide, a testimoniare l’ossessione borghese per il decoro post-mortem.
Rosalia Lombardo: la “Bella Addormentata” di Palermo
Al centro della Cappella dei Bambini riposa Rosalia Lombardo, due anni, morta di polmonite nel 1920. Il dottor Alfredo Salafia sigillò la sua pelle con una miscela di formaldeide, zinco e glicerina: a un secolo di distanza, le ciglia proiettano ancora ombre sulle guance color pesca. Quando i custodi abbassano leggermente la temperatura, le palpebre sembrano schiudersi, alimentando la leggenda di un respiro nascosto.
Scalpelli, TAC e raggi X: la rinascita scientifica delle Catacombe
Dal 2007, bio-archeologi, radiologi e paleopatologi scansionano i corpi con TAC portatili direttamente nei corridoi, ricostruendone dieta, malattie e perfino cause di morte. Gli studi rivelano carie curate con fili d’oro e fratture guarite grazie a rudimentali steccature, tracciando la biografia sanitaria della Palermo d’Ancien Régime.
Un museo vivente (dove le foto sono vietate)
Sono vietati gli scatti fotografici e richiede nervi saldi: cartelli bilingue intimano rispetto, mentre grate di ferro proteggono i corpi da mani troppo curiose. Nonostante ciò, oltre 300 000 visitatori l’anno popolano la cripta, trasformandola in uno dei siti più macabri – e istruttivi – dell’intero Mediterraneo.
Curiosità: il “cambio d’abito” post-mortem
Fino agli anni ’30, le famiglie palermitane più facoltose pagavano i frati per cambiare gli abiti dei propri defunti a ogni ricorrenza importante: alcuni corpi vantano tuttora più di dieci completi, compresi frac in seta e divise militari di gala. Una pratica unica al mondo che rende le Catacombe dei Cappuccini un armadio storico oltre che un cimitero.